AIES, Accademia Italiana Emergenza Sanitaria, è una associazione a carattere scientifico che accoglie tutti gli operatori che prestano la loro opera nel servizio di emergenza urgenza nazionale. Si tratta di medici, infermieri, psicologi, tecnici, operatori sociosanitari, autisti soccorritori e volontari.
Leggiamo, negli ultimi giorni con maggiore insistenza, di polemiche che, ancora una volta, lambiscono l'operato degli infermieri che lavorano nell'area dell'emergenza urgenza territoriale. Nel beneventano, come in altri luoghi, montano polemiche infondate sulla presenza di infermieri , affermando che il porre da soli in ambulanza “significherebbe condannare il paziente a morte certa” (SIC).
A nulla pare giovare l'esperienza, in alcuni casi più che ventennale, acquisita in molte regioni d’Italia. A nulla paiono servire le esperienze internazionali che riportano la figura medica, assolutamente centrale nel sistema di soccorso, dove realmente è in grado di fare la differenza: il pronto soccorso ed i mezzi territoriali di terzo livello ad equipe congiunta medico-infermieristica.
Pare che si continui ad assistere ad una lotta tra professioni, che speravamo di avere archiviato, nella quale taluni non esitano a disinformare, travisare e a fornire letture parziali, quindi fuorvianti, dei dati.
I dati, appunto, unica arma che le società come la nostra hanno per poter portare un po’ di chiarezza in discussioni come questa, raccontano una storia ben precisa, difficilmente travisabile: Ci troviamo di fronte, da anni, ad una disomogeneità organizzativa di livello nazionale, con modelli gestionali che in molti casi non trovano nessuna base di appoggio scientifico o di evidenza.
Un dato assodato, già da uno studio nazionale compiuto da FIASO nel 2019 è che solo circa il 5% dei casi trattati a livello di emergenza territoriale è considerabile di massima gravità (valutazione di esito in codice rosso). Quelli sono, ovviamente, i casi che necessitano di stabilizzazione avanzata sul posto e che, quindi, possono giovare della presenza di un medico.
I mezzi India, a gestione infermieristica, sono perfettamente in grado di portare soccorso in tutti i casi annoverabili nel “first hour quintet”, e non solo, a patto che gli infermieri del sistema operino in un setting dove siano previste procedure allineate alle più aggiornate linee guida. Anche questo dato è incontrovertibile, sorretto dalle evidenze e dalla mancanza pressoché totale di contenziosi legali generatisi da eventuali malpractice.
Nonostante questo, già nel 2019, anno della pubblicazione del lavoro del Laboratorio FIASO, ci si trovava di fronte ad ASL del sud italia che esprimevano il 66% di mezzi con medico a bordo contro sistemi, in particolare AREU Lombardia, che utilizzava la figura medica solo sull’8% dei mezzi. Una disparità troppo grande per poter essere supportata da qualsivoglia lettura dei dati che, ove pubblicati, non hanno mai presentato differenze sensibili negli outcome di sistema in materia di mortalità o disabilità generata.
Le posizioni che leggiamo in questi giorni, che portano il solo risultato di instillare paura e sfiducia nella cittadinanza riguardo la presenza del solo infermiere sui mezzi di soccorso, non possono che essere dettate da scarsa conoscenza della materia, quando espresse da non tecnici, e da scarsa conoscenza di quelle che, in molti territori della Nazione, sono esperienze virtuose che hanno portato ottimi risultati, ormai cristallizzati dalle evidenze, attraverso una corretta razionalizzazione delle risorse.
Da questa conoscenza è necessario partire, senza pregiudizi, difese corporativistiche o di casta. Questo, insieme ad una seria riforma del servizio di emergenza urgenza che, al di la dei proclami, si fatica ad intravedere all’orizzonte, è quanto dobbiamo ai cittadini italiani.
Il Consiglio Direttivo AIES
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