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Edoardo Bove: Un'occasione di riflessione




L’episodio occorso a Edoardo Bove, giocatore della Fiorentina, durante la partita Fiorentina-Inter del primo dicembre scorso, rappresenta un’importante occasione per richiamare l’attenzione su temi fondamentali quali il rispetto per il personale sanitario, la cultura del primo soccorso e il ruolo educativo dello sport.


La diffusione delle competenze di supporto vitale di base (BLS) e dell’utilizzo del defibrillatore semiautomatico da parte di personale non sanitario è un obiettivo cruciale, specialmente in ambito sportivo, e non solo in categorie maggiori come la serie A di Calcio, dove episodi di arresto cardiaco improvviso possono verificarsi. È essenziale che atleti e membri dello staff tecnico siano formati non solo per agire come primo anello della catena della sopravvivenza, ma anche per promuovere una cultura di rispetto e collaborazione verso gli operatori sanitari. Questi valori sono imprescindibili per garantire un’efficace risposta alle emergenze e per consolidare un ambiente civile e solidale.



La concitazione del momento non giustifica tutto



In situazioni nelle quali si arriva a temere per la vita di un compagno, come in questo caso, le emozioni intense e la concitazione sono fenomeni comprensibili. Tuttavia, tali circostanze non possono e non devono mai giustificare comportamenti aggressivi o irrispettosi nei confronti degli operatori di emergenza.



L’effetto domino della normalizzazione


Non spetta a noi valutare gli accadimenti, anche nei loro eventuali e possibili risvolti penali, o la corretta aderenza, nel caso specifico, alle procedure certamente in essere nello stadio di Firenze per eventi come quello in oggetto. Riteniamo però che, in nessun caso e per nessun motivo, eventi di aggressione verso il personale di soccorso, o di vandalismo verso le dotazioni e i mezzi, possano essere tollerati o normalizzati. Se lo si facesse si renderebbe giustificabile ogni evento aggressivo posto in essere verso operatori addetti al soccorso che avvenisse in strada, in casa, in pronto soccorso. Lo si farebbe riportando alla sopposta necessità di “capire” lo sconvolgimento che ogni evento simile porta in chi vi assiste, magari vedendo coinvolto un amico o un parente. Questo finirebbe, inevitabilmente, per giustificare il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario e di soccorso.



Il ruolo dello sport nella società


Le società sportive e le istituzioni che governano il settore hanno il dovere di considerare lo sport non solo come un’espressione di competizione, ma come un veicolo di educazione e crescita sociale. La formazione degli atleti deve includere principi di rispetto per le persone e per le istituzioni che operano a tutela della salute pubblica. Parallelamente, i media, in qualità di amplificatori e narratori delle dinamiche sociali, devono trattare con la dovuta serietà episodi di aggressione verso il personale sanitario, condannandoli senza ambiguità e promuovendo una narrativa che valorizzi il ruolo cruciale dei soccorritori.



“Tutti i grandi cambiamenti sono semplici.” (cit. Ezra Pound)


Affinché eventi come quello accaduto a Firenze non si ripetano, è necessario che:


1. Le società sportive adottino programmi formativi obbligatori per atleti e staff, orientati sia alle tecniche di primo soccorso sia alla promozione di comportamenti rispettosi verso i soccorritori.

2. Le istituzioni sportive inseriscano nei propri regolamenti misure disciplinari rigorose contro comportamenti aggressivi o lesivi nei confronti del personale sanitario.

3. I media svolgano un ruolo proattivo nel sensibilizzare il pubblico sull’importanza del rispetto verso chi opera nelle emergenze, evitando di normalizzare o giustificare atteggiamenti violenti.

4. La comunità civile venga coinvolta attraverso campagne educative che favoriscano la diffusione di una cultura del rispetto e della collaborazione in ogni contesto di emergenza.


Queste azioni, se intraprese seriamente, possono contribuire a restituire  allo sport il ruolo di modello di riferimento per il progresso culturale e sociale, promuovendo una maggiore consapevolezza sull’importanza del rispetto e della solidarietà verso coloro che dedicano la propria vita al servizio degli altri.


L'Accademia Italiana Emergenza Sanitaria continuerà a perseguire l'utilizzo delle buone pratiche, la diffusione della cultura dell'emergenza urgenza e la tutela degli operatori addetti al soccorso ospedaliero e territoriale. Si rende, fin da subito disponibile, mettendo a disposizione la competenza tecnica e scientifica dei propri iscritti, per contribuire ad implementare le migliori strategie volte ad evitare che casi come quello di Edoardo Bove, e di altri prima di lui, possano ripetersi e, nel caso, affinché siano gestiti al meglio delle possibilità.


Un augurio a Edoardo di una pronta e ottimale guarigione!



Il Consiglio Direttivo AIES - Accademia Italiana Emergenza Sanitaria



 

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